Nota di lettura a cura di Mariagrazia Giuliani


LA STAGIONE DI MEZZO di Anna Montella



Nota di lettura a cura di
Mariagrazia Giuliani


Non è semplice esprimere un’opinione sulla “Stagione di Mezzo” opera letteraria di Anna Montella. Analizzare le sue mille sfaccettature, i sentimenti che suscita, le riflessioni che sorgono spontanee. Qualsiasi commento appare subito riduttivo.
La “Stagione di Mezzo” è un viaggio che conduce il lettore nelle rughe più profonde dell’essere donna.

La donna, questa creatura bistrattata nei secoli, negata e oltraggiata, violentata nel corpo e nell’animo, è forte. Ama, odia, s’immola, cade e si rialza, sbaglia, vive. Porta nella memoria genetica il difficile cammino della sua femminilità che talvolta ha negato o semplicemente accantonato per dare tutta se stessa a una famiglia, un uomo, un ideale, una professione. Ecco che a un certo punto si trova a guardarsi allo specchio e scopre di essere giunta a un punto cruciale della vita: gli “anta”. 

È a questo punto che Anna la osserva, la scruta con amore, ma senza pietismi, la vede voltarsi indietro e ripercorrere a ritroso il cammino vissuto. Spesso lo teme come Caterina, altre volte si fa vincere come Rita che lascia che la vita scorra senza di lei, altre ancora cercano di recuperare, di vivere al meglio ciò che resta. Sono ritratti a tinte forti quelli che ci presenta Anna, scopre veli spessi e profonde ferite come solo un’altra donna può fare.

La storia ha inizio con un’improbabile Penelope che prende coscienza del suo essere regina e donna libera. Improbabile perché, seppure ritratta come donna astuta e coraggiosa, è comunque nata dalla mente di un uomo. E un uomo non sa penetrare nell’animo di questo “Continente oscuro” come lo chiamava Freud, neppure scalfirlo. La “Penelope” vista attraverso gli occhi di una donna, può vincere i suoi centocinquanta Proci e cacciarli dalla sua vita. Un’esortazione, un incitamento a vivere. La chiara espressione di Anna della fiducia nel mondo femminile che se vuole può essere protagonista della propria vita.

Penelope, Stella, Marzia, Miranda, Rita, Caterina, Beatrice…sono donne reali o solo metafore, ma sono donne che prendono coscienza a un certo punto della loro unicità e irripetibilità. Sono forti o deboli, sono coraggiose o pavide, intraprendenti o poliedriche, sono donne.
Questo è un libro dall’ampio respiro, scritto con una prosa impeccabile piacevole alla lettura e come ogni scritto di Anna, allegorico e profondamente umano.






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